Circola sui social, ormai da un po’, la foto di un cucciolo che dorme praticamente seduto, accompagnata da un’allegra didascalia che recita così: “Non sgridarmi, aiutami a capire dove sbaglio.”
Ogni volta che la vedo mi sento male.
Il cucciolo della foto non è mortificato, sta dormendo in piedi come capita a molti cuccioli ma la frase associata predispone l’osservatore poco esperto a pensare che il povero cane sia lì a recitare il mea culpa e a chiedere al proprietario di correggerlo per farlo diventare buono e bravo!
Di cosa dovrebbe chiedere scusa? Del fatto che fino a 5/6 mesi non controlla gli sfinteri e può essere che molli la pipì o la cacca sul tappeto persiano? Di rosicchiare i mobili, rubare le cose incustodite e farle diventare coriandoli, di girare per casa con i calzini in bocca, o di mordere le ciabatte perché sono oggetti che hanno valore per noi e quindi sono per forza interessanti?
Pensiamo per un momento al cucciolo come a un bambino piccolo che ancora non trattiene la pipì, che butta per terra tutto quello che trova perché è bellissimo sentire il rumore degli oggetti sul pavimento o che tira fuori i giochi perché li vuole usare tutti. Ci sogneremmo mai di picchiarlo o urlargli contro per questo? E perché spesso col cane si usa violenza verbale o anche fisica (come la semplice sberretta)?
Siamo proprio sicuri che la soluzione sia sgridarlo e soprattutto, siamo sicuri che stia sbagliando? Piuttosto non è meglio pensare che siano passaggi obbligati per imparare e conoscere il mondo che lo circonda? Davvero è alzando la voce che il cucciolo farà quello che vogliamo noi, e anche su questo ci sarebbe da discutere?